Basta promesse elettorali. Ora cambiare rotta nel sistema economico nel Mezzogiorno. Intervista ad Angelo de Luca
Per cambiare la rotta del sistema economico nel Mezzogiorno, occorre investire nella piccola imprenditorialità locale. Insomma , nessuna cattedrale nel deserto, ma ossigeno ai piccoli artigiani ed imprenditori che operano nelle aree marginali del Paese. Sembra essere questa la ricetta suggerita dal direttore generale della BCC di Buonabitacolo alla classe dirigente ed al mondo politico che ora si prepara alla consultazione elettorale del prossimo 4 marzo. “La crisi economica, ha influito molto sul sistema economico delle piccole realtà ed ha visto aumentare, negli ultimi anni, il divario di crescita tra le aree a spiccata vitalità industriale e le piccole realtà artigianali, presenti soprattutto nel Mezzogiorno – ha aggiunto il direttore De Luca – Mentre per le imprese strutturate, presenti nel Nord soprattutto, agganciare prima e meglio il trend di miglioramento è stato semplice, nel mezzogiorno tutto è maggiormente complicato anche in virtù di un’assenza di logistica e di mentalità, perché no, imprenditoriale. Sia chiaro, non è un male assoluto la dimensione ridotta delle imprese del Sud, anzi, potrebbe essere valore aggiunto, ora più che mai, se però si punta ad un sostegno reale per il superamento della congiuntura” ha aggiunto il direttore Angelo de Luca. E’ un invito alla classe politica dunque, quello di De Luca, a prestare attenzione al Sud, alle esigenze delle piccole realtà, altrimenti l’Italia delle due, spesso tre ed anche quattro velocità, non supererà mai le differenze. Il punto di partenza della riflessione del direttore De Luca sono i numeri contenuti nel rapporto “Economie delle Regioni” realizzato dalla Banca d’Italia. “ I numeri sono chiari, su 369 aree individuate, incrociando province e settori di attività dove le performance in termini di fatturato, valore aggiunto produttività del lavoro e risultato di esercizio delle imprese si sono mostrate positive nell’ultimo triennio. Il risultato è che il 65% di queste aree manifatturiere vitali sono concentrare nel Nord e uniformemente distribuite, mentre nel Sud la situazione è rarefatta, a macchia di leopardo, con isole di vitalità industriale del tutto assenti in ben quattro regioni: Molise Calabria, Sicilia e Sardegna . Questo è un campanello d’allarme forte da cogliere per invertire la rotta – afferma il direttore De Luca – Se poi si guarda ai comparti, nel Mezzogiorno le realtà produttive più dinamiche sono relegate all’alimentare mentre nel centro e ancor più nelle regioni settentrionali i migliori livelli di performance sono diffusi nei settori tecnologici: le produzioni chimiche, le apparecchiature elettriche e i trasporti, le lavorazioni dei metalli e la raffinazione. Dunque, è chiaro che se è l’agroalimentare il punto di forza del Sud, non sfugge che la dimensione territoriale delle imprese è sempre molto limitata. Non solo, l’analisi della capacità produttive di queste aree, offre un quadro sconfortante: la crisi ha tagliato del 11,9% il Pil del Sud tra il 2007 e il 2015, contro il -6,7 del Centro Nord e il 5,7 o 5,9% del Nord-Ovest e del Nord-Est. Chiaro quindi che pesano i diversi contesti territoriali e le diverse dinamiche di produttività totale. Nel Centro Nord l’utilizzo di forza lavoro qualificata da parte delle imprese con un tasso di occupabilità molto più frequente ed elevato; nel Sud invece solo il 26,5% di chi aveva perso un impiego nella media del quadriennio 2009-2012 ha trovato un nuovo lavoro dipendente entro sei mesi (a fronte di circa il 28 nel Nord e il 29 al Centro). Il dinamismo nel mondo del lavoro crea ricchezza, dove c’è, aumenta la povertà nove non c’è. Ecco quindi il punto fermo per la ripartenza del Sud: maggiore sostegno alle piccole imprese per sostenere il costo del personale dipendente; investimenti per migliorare la qualità tecnologica delle imprese, defiscalizzazione per almeno 5 anni, il tempo di far consolidare l’impresa, per tutte le imprese a carattere famigliare. Insomma, nessun fiume di danaro, ma risorse mirate a chi fa davvero impresa nel piccolo e dunque manda avanti il sistema economico locale. le banche come la nostra sono anni che sostengono l’economia locale, con grandi sacrifici. Non si può però pensare che il futuro del sistema economico del mezzogiorno possa essere solo nelle scelte e nelle mani del sistema bancario. meno promesse inutili, è maggiore attenzione per chi lavora e produce. Questo ci aspettiamo dalla politica” ha concluso il direttore generale della BCC di Buonabitacolo, Angelo De Luca.
da “QuasiMezzogiorno.it” del 26/01/2018