Papa Francesco incorona la Madonna della Neve.
Roma – Ci sono giorni che cambiano la vita delle persone. Ci sono momenti che cambiano la storia di un paese, di una comunità; di un popolo. C’è la fede che accompagna la vita e l’ispirazione di persone che trovano forza e risposte nell’immagine sacra di una Madonna venerata ed amata senza alcun limite.
Oltre mille anni di storia, di tradizione e di fede smisurata. Un popolo che si emoziona, si commuove. Una comunità che si inginocchia e prega. Un uomo, straordinario che commuove per i suoi gesti e le sue parole. La storia di una comunità cambia per sempre segnando la mente ed i cuori di anziani, adulti, bambini che per sempre ricorderanno. L’incoronazione della Madonna della Neve, la Madonna del Cervato, venerata dal popolo di Sanza, in Piazza San Pietro, da Papa Francesco apre una nuova pagina di storia per un popolo che si ritrova sotto il manto della sua Vergine. Una giornata emozionante; circa 500 persone partite da Sanza per accompagnare quel simbolo di unità e fede. La commozione e le lacrime. La stanchezza poco conta, neppure si avverte. Quel simbolo della millenaria Arciconfraternita Maria SS della Neve, una fascia rossa con l’icona della Sacra Vergine al centro, indossata da Francesco compie la storia. Centinaia di persone giunte da Sanza; alcuni dagli Stati Uniti; altri dal nord Italia. Una comunità che si ritrova e che prega. Coloro che sono rimasti in paese in attesa del ritorno della loro amata Vergine. L’emozione poi del ritorno a casa, nelle proprie case, con la consapevolezza di aver partecipato, da protagonisti, ad una giornata che resterà nella storia di una comunità. La lunga e commovente processione per accompagnare la Madonna in chiesa, con canti e gesti che si rinnovano nel solco di una tradizione che non cambia ma si rigenera nei volti e nell’energia di quei giovani che ora aspettano trepidanti quel 26 luglio quando come da oltre mille anni, prenderanno in spalla la Vergine e la porteranno sul sacro monte. Intanto la certezza che si è compiuta la storia.
da “QuasiMezzogiorno.it” del 14/04/2016